Come scegliere un cane da caccia
Sono davvero tanti i cani selezionati nei secoli per aiutarci nella caccia e in questo vasto gruppo è facile trovare amici meravigliosi e pieni di affetto, anche nei canili dove spesso abbondano, purtroppo, ma senza mai dimenticare la loro specializzazione, che va gestita bene.
La caccia è un’attività che, nel passato, ci ha garantito la sopravvivenza e che ora permane soprattutto come passione , contestata da molti per motivi comprensibili ma… i cani da caccia restano e sono davvero tanti: cani da ferma, da cerca, da riporto, da seguita, da traccia, da tana, da pista di sangue.
Nella maggior parte dei casi, questi alleati si rivelano eccellenti partner anche per chi di fucili e uccisioni non vuol saperne, perché nella loro lunga selezione è stata privilegiata soprattutto la docilità, oltre alle qualità per il tipo di caccia specifica.
E “ docilità ” in ambito cinofilo significa sostanzialmente “predisposizione a riconoscere nell’essere umano il proprio riferimento” , quindi poca propensione a entrare in conflitto con noi.
Un enorme vantaggio, in termini di convivenza e gestione .
Ma non bisogna credere che questo renda tutto facile, perché i cani da caccia sono di tipologie assai diversificate, ciascuna con peculiarità comportamentali che implicano competenza e rispetto delle qualità di selezione da parte di chi li sceglie come amici.
Andiamo a scoprire, dunque, i tratti principali di questi fantastici partner, generosi e pieni di devozione ma anche, in determinati casi, impetuosi e instancabili, tenaci e desiderosi di fare il proprio lavoro.
I gruppi numero 6, 7 e 8 creati dalla Federazione Cinologica Internazionale raggruppano la maggior parte dei cani da caccia, ma di cacciatori a quattro zampe ce ne sono anche nel Gruppo 3 ( Terrier ), 4 ( Bassotti ) e 10 ( Levrieri ).
Tanti tipi: tra contraddizioni e sensibilità
Come accennato, l’aggettivo “da caccia” nasconde in realtà molte sfaccettature e specializzazioni assai diverse.
Questo perché differenti sono state e restano le diverse tipologie di caccia e anche perché le tradizioni, l’ambiente e le prede cambiano da un luogo all’altro.
Ciò nonostante, possiamo senz’altro affermare che quasi tutti i cani da caccia sono dotati di un notevole olfatto, in alcuni casi superiore anche a quello del loro progenitore selvatico, il lupo, e di notevole interesse verso la selvaggina .
E non potrebbe essere altrimenti, considerato che da secoli la loro selezione mira proprio a questo, in primo luogo.
Abbastanza sorprendente, invece, il fatto che non siano rari i soggetti, di varie tipologie, che temono lo sparo e, per questo, purtroppo sono vittima di abbandono o di smarrimento durante le battute di caccia: nei canili italiani se ne trovano davvero tanti, molti arrivati proprio durante la stagione venatoria.
Questo dettaglio ha un risvolto interessante, al di là di quello etico: tale timore segnala da un lato una pessima selezione specifica e dall’altro un’evidente sensibilità. E in effetti, molte razze da caccia evidenziano un livello di sensibilità notevole al di là della questione “sparo”.
Ma a differenza per esempio dei cani da conduzione del gregge , spesso altrettanto sensibili se non di più, i cani da caccia mostrano in genere una minore reattività e un rarissimo utilizzo dei denti come valvola di sfogo dello stress.
In altre parole, la mordacità dei cani da ferma, da cerca e da riporto in particolare è mediamente molto bassa. Lo stesso non vale, invece, per i cani da tana, cioè parecchi Terrier e i Bassotti , ma è logico: selezionati per infilarsi in bui cunicoli sotterranei e stanare per esempio una volpe o un tasso, e spesso lottare senza quartiere, non possono certo essere molto “ pacifisti ”.
Vale a dire che in questi cani non è certo la docilità a essere stata premiata, semmai il suo contrario!
Hanno un solo “difetto” . Tutti i cani da caccia, a qualsiasi tipologia appartengano, sono stati selezionati per concentrarsi sul loro lavoro e staccare l’attenzione da tutto il resto. E per molti di loro esiste anche uno schema comportamentale ben fissato nei secoli: “io vado avanti in cerca della preda e il cacciatore mi segue”.
Ed è proprio così che si comportano quando li liberiamo nel verde: vanno in cerca di una traccia olfattiva interessante e, se la trovano, tendono a seguirla, pensando che sia esattamente ciò che ci aspettiamo da loro.
È il solo “difetto” che possiamo trovare nei cani da caccia, se non siamo cacciatori ovviamente. Ed è la ragione più importante per insegnargli perfettamente il richiamo!
Abbaio e tipologia sono collegati
Pur non mancando le eccezioni, la maggior parte dei cani da caccia è di dimensioni medie o medio-piccole, mentre nel caso dei Terrier , i cani da caccia in tana , la stazza è quasi sempre small.
La ragione sta nel tipo di lavoro assai differente richiesto a questi cani. Cerca, ferma, seguita, riporto e traccia impongono elevata resistenza fisica e buona andatura, per coprire molto terreno senza stancarsi facilmente; la caccia in tana impone invece dimensioni adatte a infilarsi nei cunicoli e non serve che il cane faccia i chilometri, conta che sia temerario e combattivo.
Poi, va detto che molte razze da seguita, i segugi appunto, sono dotate di vocalizzi assai potenti e peculiari, utili a segnalare al cacciatore dove si trova la muta di cani e permettergli così di seguirla a sua volta fino al bersaglio.
Nei cani da ferma e da cerca , invece, l’abbaio è generalmente di tono normale e non tanto frequente, per non mettere in allarme troppo presto la selvaggina. Nei cani da riporto l’abbaio è ugualmente quello usuale ma di nuovo non tanto utilizzato sul lavoro perché… non c’è fiato da sprecare, visto il compito altamente dinamico che tocca in sorte ai Retriever .
Nei cani da tana , invece, l’eccitazione della caccia spesso prende il sopravvento e l’abbaio è squillante e dura a lungo, in questi casi e anche quando c’è da segnalare qualcosa: i Terrier, infatti, sono anche eccellenti avvisatori e spesso pure guardiani attivi che non esitano ad affrontare minacce ben più grandi di loro.
Da famiglia ma anche da lavoro
Riprendendo una tendenza da lungo tempo in auge nel mondo cinofilo anglosassone, dove sono nate tutte le razze da riporto attualmente “in uso”, anche in Italia ormai i Retriever stanno raggiungendo una diffusione molto elevata: il Labrador , per citare il più noto della categoria, è stabilmente tra le prime razze per numero di cucciolo registrati all’Enci e nel 2022 ha fatto segnare oltre 8.500 soggetti sui libri genealogici, ma è stato superato dall’altro Retriever più conosciuto, il Golden, che l’anno scorso è andato oltre i 9.000 cuccioli iscritti .
Nati per una caccia faticosa, i Retriever sono molto forti e carichi di energia. Farli lavorare, per esempio nel salvataggio nautico (sotto), è cosa saggia.
Se è vero che entrambe le razze hanno doti più che adatte alla vita di famiglia, e il Golden ancor più del Labrador , è altrettanto vero che si tratta comunque di cani da lavoro, forti e intelligenti, desiderosi di fare qualcosa e di rendersi utili perché sono generosi per natura.
Tenerli nell’ozio e farli ingrassare, come spesso capita, non è corretto per la loro salute, fisica e anche mentale. E questo vale per tutti i Retriever e per tutti i cani da caccia. Tra l’altro, i Retriever hanno quasi sempre ottime doti di apprendimento , non a caso sono tra le razze maggiormente utilizzate per compiti come la ricerca di droga, armi, esplosivi e così via, ma anche nelle diverse attività di soccorso, in particolare in acqua trattandosi di eccellenti nuotatori, nella Pet therapy e negli sport cinofili.
Quindi, ottimi compagni per la vita di famiglia che, però, hanno bisogni di dedicarsi a qualche attività.
E in realtà questo vale per tutti i cani da caccia: per quando dolci e devoti, non sono nati per poltrire tutto il giorno ma, al contrario, hanno tanta energia fisica e mentale , e sfogarla è il solo modo per farli vivere davvero felici e sereni. E ci divertiremo anche noi.
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