Cani Brachicefali: cosa dice la Legge
Da tempo un gran numero di veterinari, esperti cinofili , associazioni animaliste e persino governi lanciano allarmi assolutamente motivati e condivisibili sul “maltrattamento genetico” inflitto ai brachicefali, cioè quelli con canna nasale molto corta o inesistente ( Carlino , Bulldog , Bouledogue e via elencando).
Per via di tale morfologia innaturale e contraria alla funzionalità dell’organismo, di sofferenze, a morti precoci, a trafile di cure veterinarie e interventi chirurgici. È tempo di cambiare, ma senza avviare “guerre sante” perché sono controproducenti e non fanno l’interesse dei cani.
ASPETTANDO LA LEGGE
La sola arma è la conoscenza. Che il percorso di modifica del cane a scopi puramente estetici , peraltro discutibili, sia una lunga parentesi della cinofilia che è ora di chiudere, è assodato per chiunque ami davvero i cani.
Eccessi privi di senso come appunto il restringimento della canna nasale e le altre aberrazioni morfologiche annesse devono finire, perché causano sofferenza e riducono la qualità di vita dei nostri amici.
Ci sono Paesi che hanno già fatto leggi allo scopo , altri le faranno. In Italia non penso accadrà facilmente, perché troppi sono gli interessi in ballo e troppa è l’ignoranza di buona parte del mondo politico. Perciò, senza leggi che vietino pratiche di selezione aberranti, la sola arma che rimane è l’informazione.
Diffondere le conoscenze sui danni che i cani brachicefali subiscono è la cosa da fare. Facciamolo ovunque: all’area cani e al centro cinofilo, sui social e sui media, nelle relazioni interpersonali, negli studi veterinari, nei corsi di formazione per educatori e istruttori cinofili. Io lo faccio da tanti anni e spesso funziona, rende coscienti, evita il perpetuarsi di scelte errate.
NON È UNA COLPA
I vip ci possono aiutare In questa lotta a favore dei nostri amici, invece, non vedo utilità e neppure correttezza nel colpevolizzare chi ha scelto di prendere cani brachicefali.
Per due ragioni: spesso chi li ha li ama moltissimo e li tratta molto bene; l’ignoranza non è una colpa, soprattutto in un Paese che vanta carenze incredibili sul fronte della cultura cinofila diffusa. Inoltre, molti potranno rispondere alle critiche dicendo: “E allora? Il Bouledogue della Ferragni ha vissuto 13 anni!”. Ed è vero.
Non sempre il brachicefalo vive poco e male. E per fortuna, dico io. A proposito della Ferragni: un contributo alla diffusione dei cani brachicefali è venuto anche da personaggi famosi che, avendo scelto queste razze, volontariamente o meno ne promuovono l’acquisto tra i loro fan e stabiliscono tendenze.
Ritengo che attaccare per questa ragione chi ha un nome conosciuto in realtà sia controproducente, perché il vip di turno può portare dalla sua parte i suoi fan, che sono tanti, e la nostra battaglia ci rimette. Penso invece che influencer e simili possano giocare un ruolo importante, se riusciamo a convincerli a dare una mano.
Proprio sulla base dell’amore per i loro cani “senza naso”: se li amano davvero, infatti, sanno che qualcosa non va e possono veicolare un messaggio credibile. Se non li amano, non sono utili alla nostra causa ma attaccarli può solo danneggiarla, per le ragioni appena esposte. Dunque, non serve.
Risposte