Una razza apprezzata e rara: il Lagotto
Incontro abbastanza raro un tempo, oggi questo simpatico “ricciolino” , figlio prediletto delle Terre di Romagn a, è parecchio diffuso e molto apprezzato per vari motivi, inclusa la sua riservata ma sincera dolcezza.
Da antico cacciatore di anatre a eccellente cercatore di tartufi ufficialmente “diplomato” dalla Federazione Cinologica Internazionale, a compagno di vita allegro, affettuoso ma anche discreto: il Lagotto Romagnolo è un esempio vivente della incredibile duttilità dei cani, capaci di reinventarsi e rendersi utili in mille modi per poterci stare sempre accanto.
Come il Barbone , cui somiglia abbastanza, viene da una lunga linea evolutiva di cani specializzati per lavorare in ambienti acquatici, dai laghi alle paludi, e questo spiega il suo pelo fitto, compattissimo e praticamente impermeabile.
E anche l’istintiva attrazione per l’acqua che spesso caratterizza i cani di questa tipologia. Oltre alle origini quali cani da lavoro in acqua, anche indole e comportamento accomunano il nostro ricciolino al Barbone.
Entrambi sono di norma molto intelligenti, con un cuore che supera di gran lunga le loro dimensioni, e tutti e due sono estremamente adattabili in termini di spazio, perché starci vicino è il loro più grande desiderio, ma a nessuno dei due piace l’inattività forzata: corse e passeggiate sono più che mai d’obbligo, oltre a una buona dose di gioco.
Ma se il Barbone è spesso estroverso e “invadente”, il Lagotto al contrario tende spesso a essere abbastanza riservato e quindi più indicato per chi cerca un rapporto meno stretto, ma solo in termini di contatto fisico perché a livello emotivo questo cane ci è sempre vicinissimo.
Pillole di storia
Per capire da quanto tempo il Lagotto faccia parte della storia dell’ Emilia Romagna , ecco un quadro attribuito alla scuola del Guercino (Giovanni Francesco Barbieri, nato a Cento di Ferrara nel 1591 e morto a Bologna nel 1666), considerato uno dei più grandi maestri della pittura del Seicento.
Il dipinto ritrae il pittore stesso che indica quale protagonista principale della scena un cane che, in sostanza, è praticamente identico al Lagotto odierno .
E se quattro secoli e rotti non bastano, si sappia che già duecento anni prima, nel 1456, Andrea Mantegna inserì un Lagotto dietro le gambe di Ludovico Gonzaga, signore di Mantova, nel famoso affresco visibile nella “Camera degli Sposi” del Palazzo Ducale della città.
Alla ricerca di tartufi
Nelle Valli di Comacchio, terre anfibie alla foce del Po, e nelle zone paludose un tempo presenti intorno a Ravenna, i nobili signori del passato si facevano accompagnare nelle battute di caccia dai “ Vallaroli ”, cioè coloro che avevano in concessione le zone di caccia specifiche (dette “ Tinelle ”), al cui seguito vi era sempre almeno un fido Lagotto su cui contare per un sicuro riporto della selvaggina acquatica abbattuta, anatre e uccelli simili.
La fine della lunga carriera di cacciatore del Lagotto coincise con l’inevitabile scomparsa di enormi aree paludose nella sua zona di diffusione originaria, che dalla fine dell’Ottocento veniva progressivamente bonificata per creare terra da far coltivare a una popolazione affamata e in continua crescita demografica.
I Vallaroli dovettero trasformarsi così in contadini ma non vollero fare a meno dei loro preziosi e affettuosi amici che però, dati i tempi non certo di abbondanza, non potevano rimanere in ozio: l’idea geniale fu di trasformarli da riportatori a cercatori di tartufo e, grazie all’eccellente olfatto, alla gran voglia di lavorare del Lagotto e al suo impenetrabile mantello (ideale per addentrarsi nell’umidità del bosco o tra le temibili spinaie collinari, in qualsiasi stagione), fu un successo, già a partire dagli anni tra le due guerre mondiali.
Successo che prosegue tuttora, non solo in Italia e non solo per il tartufo . Il Lagotto, infatti, è anche un eccellente compagno di vita. Dopo averlo riconosciuto nel 1996, FCI lo ha inserito, correttamente, nel Gruppo 8, quello dei “Cani da riporto, da cerca e da acqua”, perché questo cane è… tutte e tre le cose!
Curiosità sulla razza
Spesso ci si innamora proprio questa razza per il loro carattere, estremamente sensibile e selettivo. I Lagotti sono rustici nell’aspetto ma dall’ animo gentile , però solo con chi se lo merita; insomma, sono Romagnoli, sensibili e amanti della campagna.
Sono intelligenti, molto sensibili ma anche reattivi e devono potersi sfogare con sana attività fisica : non bastano 10 minuti di passeggiatina.
A che età conviene iniziare l’addestramento alla ricerca del tartufo e in quale modo?
L’attitudine alla ricerca nel Lagotto è innata, così come lo è il riporto. Certamente, come per ogni tipo di educazione, è importante iniziare entro le 12-16 settimane in vita, in quella fascia di età in cui il cucciolo è molto ricettivo.
Alla base deve sempre e comunque esserci una buona socializzazione, educazione funzionale e forte legame con il conduttore/proprietario. Nel nostro caso specifico, iniziamo a far conoscere il tartufo ai cuccioli a poche settimane per poi iniziare con brevissime sessioni di gioco con ogni singolo cucciolo fino a quando non lasciano l’allevamento.
Con i soggetti che rimangono con noi procediamo per gradi fino a portare i cuccioli a cercare il tartufo naturale a pochi mesi di vita. Sempre considerando la stagione, quindi che tipi di tartufo ci sono in quel determinato periodo, e il livello di apprendimento del cane.
Nelle prime fasi di preparazione, inoltre, i cuccioli sono sempre affiancati da cani adulti, fondamentali per l’apprendimento.
Una cosa importante, a proposito della ricerca del tartufo: quando arriva il caldo è importante ridurre la massa di pelo del Lagotto , altrimenti soffrirà le alte temperature.
Quali sono i colori più richiesti?
Negli ultimi anni, i colori più richiesti di questa razza sono purtroppo quelli scuri; dico purtroppo perché il numero di Lagotti chiari, bianco-arancio, arancio-roano e arancio sta calando e questo comporta un’ulteriore diminuzione di variabilità genetica mentre, al momento, vi è necessità dell’opposto, cioè ampliare il patrimonio genetico della razza.
Caratteristiche fisiche
Un compagno fedele ma non “appiccicoso” che ci ama con una certa discrezione.
Rispetto al barbone medio, cui somiglia per tipologia del mantello e antico lavoro, il Lagotto è però decisamente più robusto e di corporatura più “squadrata”. Probabilmente anche perché questa razza ha sempre lavorato nel corso della sua storia mentre il Barbone è diventato cane da compagnia secoli addietro.
Il passato di cane da riporto in acqua avrebbe potuto influire negativamente sul nuovo compito di cane da tartuf o, perché la presenza di animali selvatici nel bosco avrebbe attivato la ricerca olfattiva innata nei cani da caccia, riportatori compresi. Ma il lavoro di selezione specifico ha “spento” tale attitudine.
TESTA : Trapezoidale, moderatamente ampia. Stop non troppo pronunciato ma evidente, tartufo voluminoso, con narici aperte di colore dal marrone chiaro al marrone scuro, muso piuttosto ampio, un po’ più corto del cranio.
OCCHI : Grandi ma senza eccesso, arrotondati, ben distanziati, il colore va dall’ocra al nocciola e marrone scuro, secondo la tinta del mantello, sguardo attento, espressione intelligente e vivace.
ORECCHIE : Di dimensione media, proporzionata alla testa, forma triangolare con punte arrotondate; la loro base è piuttosto ampia; sono inserite appena al di sopra dell’arcata zigomatica. Pendenti a riposo o leggermente rialzate quando il cane è in attenzione.
PELO : Di tessitura lanosa, semiruvido in superficie, forma stretti riccioli a forma di anello, con evidente sottopelo. I riccioli devono essere distribuiti uniformemente su tutto il corpo e sulla coda tranne che sulla testa, dove sono meno chiusi e formano abbondanti sopracciglia, baffi e barba.
CORPO : Tronco compatto e forte, lungo quanto l’altezza al garrese, con dorso rettilineo e molto muscoloso, rene corto e molto solido, groppa lunga, ampia, muscolosa e leggermente obliqua, torace ben sviluppato che arriva fino ai gomiti.
TAGLIA : altezza al garrese nei maschi 43-48 cm (peso 13-16 kg), nelle femmine 41-46 cm (peso 11-14 kg).
ASPETTO GENERALE : Cane di taglia da media a piccola, ben proporzionato, potentemente costruito, di apparenza rustica, con un fitto mantello ricciuto di tessitura lanosa.
CODA : Ricoperta di pelo lanoso e ispido. Quando è pendente, dovrebbe giusto arrivare al garretto. A riposo è portata a scimitarra, in attenzione decisamente rialzata e anche ripiegata sul dorso mentre il cane lavora, ma mai arrotolata.
COLORE : Monocolore bianco sporco, bianco con macchie marroni o arancio, roano arancione, roano marrone, marrone monocolore (in diverse tonalità) con o senza bianco, arancio con o senza bianco. Alcuni cani hanno una maschera da marrone a marrone scuro. Le focature (nelle diverse tonalità) sono permesse.
Caratteristiche caratteriali
Ottimo in famiglia ma deve sfogarsi spesso. Il successo del Lingotto , non solo in Italia, si deve alla sua riconosciuta abilità sul tartufo Il successo del Lagotto, non solo in Italia, si ma è soprattutto il carattere che spesso fa breccia nel cuore di molti.
Ed è un carattere particolare, che unisce dolcezza, docilità e amore ma anche riservatezza, sensibilità e una certa quota di diffidenza verso gli estranei, tanto che il Lagotto è anche un valido avvisatore .
Un mix caratteriale non comune, a ben guardare. La dolcezza gli appartiene ma va fatta emergere, rispettando i suoi tempi e i suoi spazi: quando arriva a casa dall’allevamento, è saggio dargli il tempo di abituarsi al suo nuovo mondo e alla famiglia, senza essere invadenti o pretendere immediata fiducia.
Da buon “campagnolo” , tende ad andare per gradi anche negli affetti. Poi, una volta compreso di essere amato, si aprirà anche più di altri cani e la sua devozione diverrà tangibile e per sempre. Molto importante anche integrarlo bene e a fondo nella vita quotidiana.
Mai escluderlo da casa, soffrirebbe troppo e diventerebbe triste e apatico. E anche se sa adeguarsi facilmente ai ritmi della vita di oggi , lunghe ore di solitudine e di ozio lo danneggiano: è nato per lavorare e lavorare sodo, quindi ha bisogno di muoversi o, meglio ancora, di fare attività, sportiva o lavorativa, anche perché le doti non gli mancano affatto.
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